Sistemi di autodifesa elettronica in pod

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  1. Raider Phoenix
     
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    Westinghouse ALQ-131 (V)

    E’ un pod di disturbo tattico modulare di terza generazione, evoluzione del precedente ALQ-119.

    Lo sviluppo del Block I è iniziato nel 1971 come QRC-559 e la produzione è partita nel 1977. Nel 1978 era, però, ancora ai test, con meno di 36 pezzi prodotti.
    E’ lungo 2,8 metri e largo 30 cm. L’altezza della variante “Shallow”, a due bande, è di 53 cm con un peso di 260 kg e 5,6 Kw di potenza. La “Deep”a tre bande è alta 63 cm con un peso di 299-306 kg ed 8,1 Kw. Il pod è diviso da un sistema di raffreddamento al freon con i vani equipaggiamenti sui lati. Dispone di 17 possibili configurazioni, che permettono la massima flessibilità.

    Impiega un computer digitale, programmabile a terra in base alle possibili minacce ed un TWT ad elevato guadagno. Un generatore digitale di forme d’onda permette diverse modalità di disturbo simultanee, generalmente intese come SPT, RPTR, Transponder, RGPO. E’ possibile scegliere tra uno, due o tre differenti settori di frequenza con copertura di 5 bande tra 2 e 20 GHz (basse E/F, medie G/H ed alte I/J). Il settore di disturbo copre un arco di 60° avanti/dietro, e fino a 30° sotto il velivolo. Il pilota deve attivare e selezionare manualmente il tipo di disturbo.

    Diversi problemi di efficacia sulle bande basse hanno richiesto numerosi aggiornamenti e modifiche. I test RGPO hanno dato risultati contrastanti, con una miss distance media di 30 metri. Anche l’affidabilità è stata fonte di critiche. Col tempo i problemi sono stati superati, raggiungendo un tempo medio tra i guasti (MTBF) di 125 ore. Oltre 650 i pezzi consegnati, di cui 450 a tre bande.



    Varianti

    L’ALQ-131 (V) 2 (Block II) è stato sviluppato come aggiornamento rapido, con produzione dal 1983 ed IOC dal 1986. Prodotto in 700 pezzi, incorpora nuove tecniche ECM e nuovo hardware per migliorare le prestazioni in ambiente saturo di segnali. I ricevitori sono migliorati e il disturbo è ottimizzato per la migliore risposta. Il ricevitore a supereterodina del Block II è a banda larga con eccellente tempo di reazione. Impiega un crystal video receiver per la copertura della banda bassa. Il processore separa i segnali ed identifica le minacce. Può generare diversi disturbi pre-programmati automatici, in onda continua (CW) o a impulsi, con 48 forme d’onda differenti per affrontare molte minacce contemporaneamente, sul principio pulse by-pulse. I fasci di emissione sono a settore variabile. Si riduce il carico di lavoro del pilota, grazie all’unità di controllo AN/ALQ-213 o C-9492 in cabina. Il sistema di gestione della potenza controlla tecniche, frequenze e tempi, riducendo le interferenze con altri velivoli. Integrato con l’RWR del velivolo diventa completamente automatico. La riprogrammazione richiede solo 15 minuti sul campo.

    ALQ-131(P) : è un ALQ-131(V) inserito in un pilone per gli F-16 danesi, per mantenere le capacità aria-superficie inalterate.

    ALQ-131(V)+ : è un ALQ-131(V) Block II standard con un AAR-54(V) a tre sensori per la copertura completa del settore inferiore dai missili. Possono essere aggiunti un dispenser e un DIRCM. Un pod standard può essere modificato sul campo con un’esca trainata ALE 50(V) a fibra ottica, oppure un generatore trainato all’infrarosso o un dispenser. Si stanno effettuando i test.

    ALQ-131(V) R/P (Receiver/Processor) : nuovo modulo interno che consente il disturbo automatico contro più minacce e capacità look through. E’ stato inserito nei pod Block II. Permette di rilevare, analizzare, identificare e classificare in ordine di priorità i segnali, attivando le contromisure di disturbo automaticamente.

    Nel 1993, sono stati aggiornati 60 Block II con moduli per bande basse rimossi dai vecchi Block I. Sono stati impiegati in Bosnia, visto l’esteso impiego di radar a bassa frequenza. Incredibilmente, meno di 100 Block II erano stati acquistati, in origine, con moduli per tutte e tre le bande. Nel 1994, è stato creato un kit di conversione per modificare i Block I in Block II. L’OFP (Operational Flight Program) aggiorna il software ogni due anni.





    In combattimento

    L’ALQ-131(V)2 è stato impiegato estesamente in molti conflitti, dimostrando efficacia ed affidabilità, con un tempo medio tra i guasti (MTBF) di oltre 200 ore. Naturalmente è per autodifesa, non è in grado di “saturare” i radar moderni. L’obbiettivo è l’ottenimento di una buona “miss distance”. Il sistema può, comunque, disturbare fino a 16 segnali radar contemporaneamente. La potenza massima impiegata, 8,1 Kw , lo rende uno dei più capaci.

    Nella Guerra del Golfo sono stati impiegati i pod ALQ-184(V), ALQ-131(V) e ALQ-119(V). L’ALQ-119(V) era usato come riserva e in missioni meno pericolose. L’ALQ-184(V) era sugli F-4G Wild Weasel. Gli ALQ-131 sul resto dei velivoli. Sono stati schierati complessivamente 130 ALQ-131(V) Block I e 260 Block II. I Block I erano trasportati da RF-4C ed F-16. I Block II dagli F-15, RF-4C, F-4G, F-16, F-111, A-7 e A-10. La necessità di riprogrammare i pod velocemente, ha anticipato l’IOC dei Block II Receiver/Processor al 1990 invece che nel 1991 come previsto.

    Un episodio ne ha messo in discussione le capacità. Quando il capitano Scott O’Grady è stato abbattuto sulla Bosnia, stava trasportando un ALQ-131(V) e non era chiaro perchè il pod non avesse protetto l’aereo. L’inchiesta ha appurato che il dispositivo era in funzione ed aveva già deviato un primo missile superficie-aria. Ma il secondo missile è stato lanciato quasi in verticale verso l’F-16 di passaggio, fuori dell’inviluppo di disturbo del sistema (cono cieco) e con poco preavviso.



    Ulteriori miglioramenti

    Nel 1988, l’Air Force ha procurato sia l’ALQ 184(V) che l’ ALQ-131(V), con gare annuali. Infatti ognuno dei due pod presentava vantaggi sull’altro. Nel 1989 si è deciso che l’unico pod da acquisire nel futuro sarebbe stato l’ALQ-184(V). La ragione era il minor costo delle modifiche agli ALQ-119(V), che costituiscono la base degli ALQ-184, rispetto alla produzione di nuovi pod. Ma nel 1994 sono stati confrontati l’ALQ-131(V) e l’ALQ-184(V) per l’uso sugli AC-130 ed è stato selezionato l’ALQ-131(V) Block II. Il sistema è stato inserito anche su alcuni normali C-130, dopo l’impiego in Bosnia.

    Nel Golfo molti velivoli sono stati abbattuti da missili sup-aria all’infrarosso. Si è così pensato di integrare nel pod un avvisatore di lancio missili (1992) e dei dispenser. E’ previsto l’aggiornamento di 200 pod a questo standard. Potrebbe essere integrato, in futuro, un Comjam.

    Nel 1996 l’Air Force voleva integrarlo col GEC-Marconi Fiber-Optic Decoy sub¬system.
    Un programma denominato Seek Ram (1986) ha dato l’avvio all’MLU (Mid-Life Upgrade). I miglioramenti includono un trasmettitore aggiornato e potenziato, un nuovo processore centrale, antenne orientabili a mini-TWT e nuove tecnologie avanzate per fronteggiare le minacce future, ottimizzando le tecniche di jamming. I kit di conversione MLU sono disponibili dal 2004.

    Dal 2011 al 2015 sarà attuato l’upgrade alla capacità DRFM.

    Produzione

    L’ALQ-131(V) è stato prodotto fino al 1995 in circa 1650 pezzi, compresi 300 per l’esportazione, ad un costo stimato di 1,2 milioni di $ per un Block II.
    Nel 1999 la Mitsubishi Electric Corp. ne ha iniziato la produzione su licenza, fino al 2002.

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    Raytheon AN/ALQ-184(V)

    Nato ufficialmente nel 1982 e prodotto dal 1989, è un pod d’autodifesa per velivoli tattici, realizzato modificando i precedenti ALQ-119, di cui mantiene peso e dimensioni esterne. E’ lungo 3,96 metri. Può essere configurato per due bande (media/alta) o per tre (bassa e medio/alta). Nel primo caso pesa 210 kg, nel secondo 288 kg. La sezione di controllo analogica è stata sostituita con una digitale, con 15 microprocessori, per le due bande superiori di frequenza. Rimpiazza 80 delle 93 schede originali. L’affidabilità è migliorata: al posto del precedente TWT ad alto guadagno si utilizzano diversi mini-TWT a media potenza, riducendo voltaggio e temperatura. Il calore generato è dissipato tramite scambiatori con raffreddamento a coolanol 20, messo in circolo con una pompa ad alta pressione. E’ di problematica manutenzione, perchè la sezione RF è di difficile rimozione. Ma l’elettronica digitale, l’ottimizzazione automatica del guadagno, l’eliminazione degli aggiustamenti manuali ed il Built-in Test incorporato, aumentano la disponibilità e l’affidabilità. L’MTBF è variabile da 150 ore (due bande) ad 80 ore (tre bande). Nel 1989 l’USAF ha scelto l’ALQ-184 nella competizione con l’ALQ-131. Durante la Guerra del Golfo 27 pod sono stati impiegati dagli F-4G Wild Weasel. La loro riprogrammazione rapida è tornata utile.



    L’evoluzione più importante è data dalla sostituzione delle antenne fisse dell’ALQ-119 con antenne a lenti di Rotman a scansione elettronica ad alto guadagno, una tecnologia utilizzata anche sugli SLQ-32 navali. Aumenta di 10 volte la potenza irradiata (ERP) in onda continua, con un massimo di 9 kW, e si riduce il tempo di risposta. L’ALQ-184 è considerato più efficace dell’ALQ-131, e ha minore resistenza aerodinamica. Offre protezione contro missili SAM, cannoni contraerei e radar di caccia nemici tramite emissioni selettive direzionali ad alta potenza contro emittenti multiple. Può affrontare segnali CW, a impulsi e a impulsi Doppler, operando come RPTR, transponder e SPT jammer. Il sistema misura istantaneamente i parametri dei segnali ricevuti, li compara con la libreria interna ed identifica la miglior risposta. I segnali prodotti sono modulati dal generatore di tecniche EW ed inviati agli amplificatori dei mini-TWT per la trasmissione. L’ALQ-184(V) non trasmette finché un contatore di impulsi non indica un “valore soglia” preciso nella frequenza di ripetizione del radar nemico, per evitare il rilevamento passivo.



    Il pod è stato costruito in ben 11 varianti, tra le principali:

    ALQ-184 (V)5: incorpora vari cambiamenti. Il più recente è l’installazione di kit per rendere riprogrammabile sul campo la banda bassa, ridurre i costi ed aggiungere nuove modulazioni di disturbo. Modifiche incorporate poi nei modelli successivi.

    ALQ-184(V)7: disponibile dal 1997, è una variante per Taiwan utilizzata sugli F-16A/B. E’ stata la prima vendita all’estero del pod, con 130 pezzi ordinati.

    ALQ-184 (V)9: nel 1996 l’USAF ha richiesto l’aggiornamento del sistema con un contratto da 5,2 milioni di $ per i primi 10 esemplari. Nel retro del pod tribanda è installato un contenitore con 4 esche rimorchiate ALE-50(V). La modifica trasforma l’ALQ-184 nel più capace sistema d’autodifesa multi-banda. E’già previsto il passaggio alle esche a fibre ottiche (Fibre-Optic Towed Decoy) BAE Systems ALE-55. La Raytheon sta sviluppando anche un’esca all’infrarosso. La coordinazione tra i due sistemi è garantita dall’Advanced Correlation Processor (ACP) di terza generazione. L’ACP decide se attivare l’ALQ-184 o l’ALE-50 per contrastare nel modo più efficace la minaccia. Per recuperare spazio per il sistema ALE-50, è stato modernizzato il sistema di controllo della banda bassa. Le 12 schede originali degli anni ’70 sono state sostituite con 2 soltanto degli anni ’90. Aumenta così l’MTBF e l’ALQ-184(V)9 risulta più affidabile dell’originale. Migliora anche l’interfaccia e l’integrazione del pod coi sistemi di bordo RWR e MWR, tramite il MIL-STD-1553B.





    ALQ-184 (V)11: migliora ulteriormente sia il generatore di disturbi che il transponder d’inganno. A seguito di un contratto di aggiornamento del 1996, la Raytheon ha fabbricato 300 kit di modifica, con opzioni per tutti gli ALQ-184 prodotti. Programma portato a termine nel 2001.

    ALQ-184 (V) MWS: unisce un ALQ-156(V) per rilevamento missili con antenne frontali e posteriori. Possono essere installati due dispenser ALE-40/47(V). E’ possibile il montaggio alternativo di un AAR-44(V) o un AAR-47A/B.

    ALQ-187: è un ALQ-184(V) montato internamente, offerto dalla Raytheon come Advanced Self-Protection Integrated Suite (ASPIS) in alternativa all’ALQ-165 ASPJ e già ordinato dalla Grecia per gli F-16C/D. E’integrato con l’ALR-93(V) e i dispenser ALE-47. Un ulteriore sviluppo ha portato all’ASPIS II, con tecnologia di disturbo DRFM.

    La Raytheon ha consegnato oltre 950 pod. L’ALQ-184 è compatibile con F-4, F-15, F-16, F-111, A-7, A-10 e C-130. Nel caso della vendita a Taiwan, i pod e il relativo supporto sono stati acquisiti per circa 1,3 milioni di $ al pezzo.



    Saab BOZ-100

    E’ una famiglia di dispenser per contromisure, progettata dalla Saab Electronic Defence Systems, come le similari BOP, BOH, BOL. Il pod viene prodotto dai gruppi Philips, Bofors e Thomson-CSF. Il contenitore affusolato è studiato per aerei veloci. Lungo 4 metri, con un diametro di 38 cm, pesa 325 kg. Nella parte anteriore è situata l’elettronica a microprocessori, con memoria riprogrammabile ed interfacciata con l’RWR di bordo del velivolo.



    Nella parte centrale si trova la stiva del chaff e, all’esterno, i generatori di vortici che permettono la realizzazione di “rapid bloom chaff ”, anche con risposta Doppler. In coda è presente l’anello del lanciatore ed il contenitore dei flare. Il pod trasporta 80 kg di chaff suddiviso in 540 pacchetti circolari da 55 mm. Permette break-lock o formazione di corridoi, anche a velocità supersoniche. Il vano dei flare contiene 28 cartucce da 55 mm.





    In Svezia sono denominati BOX-9 o KB (pod tipo B). La variante tedesca, sui Tornado IDS ed ECR, è denominata BOZ-101. I Tornado italiani invece montano il BOZ-102. I sistemi francesi sono i BOZ-103. Apparentemente vi sono alcune differenze nei vari modelli: i BOZ-103, per esempio, hanno 18 flare da 50 mm. La variante inglese è denominate BOZ-107 ed è controllata manualmente con quattro schemi programmati di dispersione. Le cartucce chaff sono tagliate su quattro frequenze diverse. Il pod ha trovato impiego, tra gli altri, anche sui Canberra PR.9, sui Draken, sui Tornado F.3 e sui Mirage IV e Jaguar francesi. Sono stati prodotti 700 pod per il programma Tornado IDS.



    Nel 2009 la Saab Avitronics ha vinto il contratto per la modernizzazione dei pod in dotazione ai Tornado italiani. Il nuovo pod denominato BOZ-102EC (Enhanced Capability) è realizzato per fronteggiare la minaccia dei missili sup-aria spalleggiabili all’infrarosso. La variante comprende il rinnovo dell’elettronica di controllo, quattro sensori Saab MAW-300 ad ultravioletti, ognuno con 110° di copertura angolare e cinque lanciatori pirotecnici BOP con riserve di 39 (?) colpi da 30 mm o cartucce rettangolari NATO di vario tipo.



    Il MAW è in grado di seguire 8 tracce contemporaneamente. Nel servizio attivo un pod modernizzato affiancherà uno tradizionale. Un programma identico ha consentito l’aggiornamento dei pod inglesi.





    SPS-141/142/143 Siren / Gvozdika

    Introdotta negli anni ’60, è la più conosciuta famiglia di dispositivi di disturbo per autodifesa prodotta dall’ex-Unione Sovietica. Il Siren (lilla) è nato originariamente per affrontare i radar di guida dei missili sup-aria Hawk e Hercules ed è disponibile sia in pod che in installazione interna. La sigla SPS (СПС : Самолетная помеховая станция) significa unità di disturbo aeroportata. Pare che il sistema sia un lontano derivato di quello dell’U-2, recuperato intatto dopo l’abbattimento nel 1960. La copertura di frequenze è stata estesa progressivamente.

    Offre protezione, anche collettiva, contro i radar di controllo del fuoco associati a missili sup-aria, aria-aria e cannoni contraerei.

    Il primo dispositivo del genere era di semplice impiego ma l’unica antenna copriva esclusivamente il settore anteriore e tendeva ad interferire con le comunicazioni radio della formazione in volo. La prima serie Siren-1 era disponibile in tre versioni: l’SPS-141-1I con potenza di 5W utilizzata dai Su-7 e dagli Yak-28. L’SPS-141-1F (Siren F ed FSh con potenza di 20W per i Su-17 e gli Yak-28PP. L’SPS-141-1D (Siren D-OSh) da 100W per i bombardieri Tu-95.





    Per i MiG-21 e gli Su-7 era disponibile il contenitore SM-1 con l’SPS-141E (poi M) e talvolta, sotto il retro, due lanciatori da 32 colpi chaff/flare ASO-2I-E7P. Lungo 4,05 m, largo 50 cm ed alto 43 cm, il pod presenta una o due antenne, lunghe 40 cm e sporgenti per 1,35 metri. Pesa 180 kg. In grado di coprire una sola banda, era impiegato contro gli Hawk. La copertura era di 120° anteriori e +/-30° in elevazione. E’ stato installato internamente in varie versioni dei MiG-23, 25 e 27.





    Il gruppo “Siren" comprende il sistema SPS-141 (8,8-10,7 Ghz, banda I/J) , predisposto contro i missili sup-aria Hawk, l’SPS-142 (6,1-7,3 GHz, banda H) e l’SPS-143 (4,7-5,4 GHz, banda G) contro i Nike Hercules. Inganna, in distanza, velocità e direzione, i radar ad impulsi e Doppler, generando una serie di falsi segnali ritardati (RPTR) per coprire l’eco reale. Funziona anche come interruttore di traccia (RGPO/VGPO). La potenza non è molto elevata: l’obbiettivo è ottenere un eco maggiore del bersaglio ma non tale da cancellarlo. Il Siren può coprire un aereo, massimo due, entro i limiti di distanza e risoluzione angolare del radar. Funziona solo nel lobo principale e con segnale costante. Ed è necessario conoscere preventivamente i radar da affrontare, per selezionare il modello adatto.

    SPS-141 MVG Gvozdika: la seconda generazione

    La variante aggiornata Gvozdika (garofano) è trasportata dai Su-17/22 e dal Su-25. Durante alcune esercitazioni è stato adattato agli F-4F Phantom II. E’disponibile anche per l’esportazione come MVG-E. Il sistema è inserito in un pod più leggero (160 kg). Disturba due bande tra 9,65 e 12 GHz (banda I/J) con una potenza di 15-20W. Copre un arco di 120° avanti e/o dietro e +/-30° in elevazione. Opera anche automaticamente, e le sue funzioni sono estese: rileva e disturba segnali ad impulsi, CW e quasi CW (tra 8 e 10 kHz), anche monoimpulso. E’ efficace contro missili aria-aria e sup-aria.







    In modalità “ricezione", rileva i segnali e li analizza, determinandone il tipo (impulsi, CW e quasi CW) e la modalità di scansione (conscan, monoimpulso ecc.). In base ai dati raccolti seleziona, anche automaticamente, la risposta migliore. La frequenza portante viene memorizzata, modulata e ritrasmessa con la potenza richiesta. Se il radar è in ricerca, l’SPS-141 avvisa il pilota lampeggiando. Se il radar passa al tracking, inizia automaticamente il disturbo.

    Due i programmi principali: I) autodifesa contro radar ad impulsi e CW (non monoimpulso), con disturbo angolare. II) difesa cooperativa contro radar a monoimpulso, con disturbo intermittente da due velivoli.

    Sono disponibili 4 modalità:

    1: autodifesa (tecniche IG-DN-VGPO/RGPO ecc).
    2: protezione di gruppo con disturbo cooperativo tra due o più velivoli (CBN: cooperatively blinked noise) contro radar ad impulsi.
    3: disturbo Doppler cooperativo (BDN: blinking Doppler noise).
    4: Terrain Bounce (sotto i 300 metri di quota).



    Il disturbo è attuato tramite i gruppi "A", "B" e "C”.

    Il tipo "A" è per autoprotezione contro radar di puntamento ad impulsi di caccia, SAM e cannoni antiaerei. Impedisce il corretto rilevamento di distanza e coordinate angolari. Contro radar a scansione conica (open scan) l’SPS-141 impiega l’Inverse Gain. E’ in grado di disturbare anche i radar LORO, in cui le coordinate sono determinate tramite scansione del ricevitore (hidden scan). Incrementando l’errore delle coordinate angolari interrompe il tracking. Scorrendo le frequenze di scansione ricerca due range di frequenze (alte e basse) tipiche del radar sotto attacco. Impiega poi una trasmittente a bassa frequenza (delle 5 disponibili) ed una ad alta frequenza (4 disponibili) per selezionare gli “aggiustamenti”all’interno della banda. Altre modalità prevedono RGPO ed RPTR.

    Il complesso "B" è per autoprotezione contro radar CW e quasi-CW, che rilevano velocità e coordinate angolari. Allo scopo, l’SPS-141 utilizza tecniche VBM (velocity bin masking) e VGPO. Il ciclo VGPO, come l’RGPO, dura 2-3 secondi, tempo sufficiente per interrompere l’aggancio e sfuggire. Il disturbo non esclude manovre difensive, sempre consigliate per ridurre la kill probability.

    Il complesso "C" è per disturbo cooperativo contro radar di puntamento CW e quasi-CW monoimpulso. Nel contrasto di questi radar, poichè il fascio è limitato, si impiegano due velivoli a breve distanza, ognuno con un disturbatore. I disturbatori sono accesi e spenti alternativamente in modo coordinato, all’interno della medesima “cella” angolare del radar vittima. Questo degrada la risoluzione angolare e crea falsi bersagli. L’efficacia dipende dalla distanza angolare tra gli aerei (base), e dall’oscillazione del disturbo (periodo), selezionato dai piloti. La “base”ottimale è di 150-200 m, con una distanza massima tra i velivoli di 250-300 m ad un angolo di 30°. Se il “periodo” è corretto, il missile passerà tra i due velivoli.

    Terrain Bounce (TB) : Questa modalità viene utilizzata da aerei a bassissima quota. In funzione Repeater (RPTR) cattura il segnale radar, lo amplifica e lo ritrasmette facendolo rimbalzare sul terreno con un certo angolo di fronte all’aereo. Il sensore dovrà scegliere tra un’eco debole e una luminosissima. Questo “hot spot”nel punto dove il segnale è rimbalzato, provocherà o un break-lock o guiderà il missile contro il punto sul terreno.



    In combattimento

    Il disturbatore SPS-141 è stato utilizzato in diversi conflitti ma è arduo reperire informazioni relative al suo impiego. Nel medio oriente ha consentito ai ricognitori MiG-25 di sorvolare senza danno le difese israeliane. Nel conflitto Iran-Iraq, era trasportato in pod subalare dai velivoli iracheni fin dal 1981. La prima versione era predisposta contro i MIM-23 Hawk con una sola antenna anteriore. Anche i MiG-23BN e MiG-25RBS lo montavano, in installazione interna. Il pilota selezionava manualmente la probabile minaccia. La variante avanzata SPS-141 MVG è stata acquisita nel 1984 assieme ai SU-22M3. Secondo fonti iraniane gli Hawk avrebbero abbattuto in soli tre mesi nel 1986 ben 71 velivoli. E fino a 12 aerei al giorno. Secondo gli iracheni le perdite ammonterebbero a soli 23 aerei in totale e nessun velivolo equipaggiato con SPS-141MVG sarebbe stato abbattuto dall’Iran fino al 1988. Si è rivelato efficace sia contro gli HAWK che contro i missili aria-aria AIM-7 ed AIM-54. In alcuni casi, come l’attacco ai terminali petroliferi dell’isola di Kharg, interi gruppi di cacciabombardieri hanno attaccato senza perdite, anche sottoposti al lancio di salve di missili. Nel 1987 quattro SU-22 con SPS-141 MVG hanno disturbato efficacemente 9 HAWK lanciati in successione.

    Gli Hawk, tra il 1982 ed il 1984 erano stati “irrobustiti” proprio contro le prime versioni dell’SPS-141, sicuramente vista la buona efficacia dimostrata. Ma gli Hawk migliorati non avrebbero fatto di meglio contro i nuovi MVG.

    Il pod è oggi superato ed è stato radiato da tempo in Russia, ma è ancora molto diffuso nei paesi dotati di materiale dell’ex-Unione Sovietica.



    TST Cerberus

    Il Tornado è stato progettato per missioni di interdizione profonda nel dispositivo avversario. Fin dall’inizio è apparso evidente che solo un sistema avanzato di autodifesa elettronica avrebbe permesso la sopravvivenza del velivolo contro le difese del Patto di Varsavia.

    I primi studi per un sistema di disturbo per i Tornado tedeschi sono iniziati nel 1972. Nel 1978 è stato siglato un accordo segreto tra la tedesca DASA Telefunken (TST) /AEG e l’israeliana IAI/Elta. Lo sviluppo del progetto “Cerberus” è iniziato nel 1980 e ha visto la collaborazione dell’ ”intelligence” internazionale della Germania, di Israele, dell’Italia, dell’Iran e della Cina, paesi che hanno fornito utilissimi dati radar.





    Cerberus II/III

    Il pod, nella prima variante Cerberus II, è derivato dall’ ELTA EL/L 8202, un sistema a sua volta frutto di rielaborazione dell’ALQ-119. Il Cerberus II è entrato in servizio nel 1982. Ha richiesto diverse modifiche a causa di alcuni problemi tecnici e l’impiego di sottosistemi di origine israeliana. Nel 1985 è stato sostituito dal Cerberus III. Fino al 1990 sono stati consegnati 225 pod di questo tipo.

    Il Cerberus III è un sistema di disturbo attivo per autoprotezione e difesa di gruppo. Lungo 4 metri, pesa 358 kg. L’elettronica è raffreddata tramite circolazione d‘acqua. E‘ in grado di affrontare minacce multiple nelle bande E-J (2-20 GHz). E’ un dispositivo di media potenza, 150-300 W. Le antenne coprono i settori anteriore e posteriore.
    Il Cerberus III analizza ed identifica i segnali radar di acquisizione ed inseguimento e li confronta con la libreria delle emittenti in memoria. Formato un quadro completo dei sistemi difensivi, inizia il disturbo o l’emissione di falsi bersagli. Blocca o degrada l‘acquisizione, il tracking e la guida delle armi avversarie. Il software è riprogrammabile per affrontare velocemente nuove minacce.



    Cerberus IV (TSPJ)

    Pur trattandosi di un sistema sofisticato, anche il Cerberus ha richiesto un aggiornamento sostanziale, vista l’evoluzione delle minacce. Lo Sviluppo della nuova variante, di terza generazione, è iniziato nel 1990. Inizialmente denominato TSPJ (Tornado Self Protection Jammer), ha visto i primi test nel 1994 e le consegne dei 60 esemplari previsti a partire dal 1997, sui Tornado ECR. E’ studiato per una facile manutenzione.

    Opera su segnale RWR o autonomamente, anche contro emittenti multiple aeree e terrestri in ambiente elettronicamente “denso”. E’ uno dei più moderni attualmente in produzione. La copertura di frequenze, in particolare, può essere estesa da 0,1 a ben 40 GHz (bande A-K). Il TSPJ applica numerose tecniche di disturbo ed inganno contro radar a impulsi, CW e pulse-Doppler coerenti e non-coerenti. Il consumo è di 150 W.



    Il Cerberus IV impiega tecnologia DRFM (Digital RF Memory) sviluppata dalla Dasa. Le memorie interne conservano i segnali digitalizzati ed il generatore di tecniche di disturbo li modula opportunamente per poi riemetterli verso la sorgente. Il sistema copre una banda istantanea di 350 MHz ed una totale di 2,8 GHz. La precisione nella determinazione della frequenza, parametro essenziale per l’efficienza del disturbo, è di 1 MHz.

    Il TSPJ può essere integrato con un sistema di esche rimorchiate a fibra ottica Sky buzzer con due decoy, sistema attualmente ospitato nei pod BOZ.
    Il Cerberus ha trovato impiego nelle missioni in Iugoslavia-Kosovo.



    Dal 2000 l’EADS ha sviluppato una nuova generazione di moduli DRFM. I nuovi elementi, a scheda singola, rimpiazzano i precedenti a cinque schede, datati 1990 ed ormai obsoleti, all’interno del pod TSPJ.

    Il nuovo modulo DRFM copre ora una banda istantanea di 1,8 GHz (5 volte più alta) ed una totale di 4 GHz. La precisione in frequenza è di 1 KHz (1000 volte superiore). Il consumo di energia è ridotto a soli 60 W. Il sistema digitale interno rileva i valori di soglia (signal-to-noise detection) e decide autonomamente quando iniziare a conservare i segnali in arrivo, che saranno poi passati ai due convertitori di fase per la riemissione.

    Il sistema attuale può affrontare 4 radar simultaneamente ma il numero può essere aumentato. Ed il consumo d’energia limitato permette di inserire più unità DRFM. I moduli adottano circuiti FPGA (field programmable gate arrays) così è possibile inserire tutte le contromisure elettroniche richieste senza dover modificare la logica di programmazione.

    Sempre aggiornato, il Cerberus è ancora un sistema efficace. Probabilmente resterà in servizio fino alla dismissione dei Tornado.



    Philips- Matra Phimat

    Entrato in servizio nel 1978, il Phimat è un dispenser di esche per autoprotezione “universale”.
    Lungo 3,36 metri e con un diametro di 18 cm, pesa 105 kg. Un carico normale prevede 112 cartucce flare o 152 chaff. Ma la quantità dipende anche dal modello di cartuccia. E’ possibile arrivare a 210 chaff. Si possono inoltre combinare cartucce dei due tipi.

    E’ attivato manualmente o automaticamente dal sistema RWR del velivolo.



    Classificato inizialmente “secret-défense”, il Phimat dopo ogni volo doveva essere riportato in locali sorvegliati. Nei test si è dimostrato efficace contro le prime versioni del missile sup-aria Crotale. Queste non disponevano, infatti, di buone ECCM.

    In servizio su tutti gli aerei francesi, principalmente Mirage, Jaguar e Super Etendard, è stato esportato in moltissimi paesi. Tra questi il Regno Unito, l’Ecuador, l’Egitto, l’India, il Marocco e l’ Oman.

     
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